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l'ombra del glicine

Di questo libro ne ho quasi seguito la nascita, ho ascoltato l'autore parlarne quando stava prendendo forma, stavano decidendo insieme alla casa editrice quale sarebbe stata la copertina. Da subito ne sono stata colpita ed è strano perché questo non è proprio uno dei miei generi preferiti, eppure ho sentito un'attrazione che mi ha resa impaziente di leggerlo. Il giorno in cui Giulia di Edizioni Effetto me lo ha portato in anteprima ero emozionata, averlo finalmente tra le mani dopo averne tanto sentito parlare mi ha dato una sensazione quasi di conquista.


Ma di cosa sto parlando? "L'ombra del Glicine", un noir tratto da una storia vera ambientato a Genova, per essere precisi a Torriglia, un comune di poco più di 2000 abitanti.


La storia ruota intorno ai due protagonisti: Claudia, che fatica ancora a metabolizzare la scomparsa del padre, morto suicida senza un motivo apparente, e Alfio, un uomo di vent'anni più grande di lei del quale si innamora perdutamente e inizia così la loro storia.

[...] le sue amiche erano impegnate a scoprire chi fosse la stronza che me metteva dei like sulle foto del loro ragazzo di turno; lei invece poteva dire di vivere come una regina.

Questa però non è una normale storia d'amore, questo è un grosso inganno, una trappola nella quale Claudia è caduta senza sospettare di nulla... almeno fino a quando proprio all'interno de "Il Glicine", il ristorante che le "regala" Alfio e nel quale inizia a lavorare e a dedicare ogni suo momento, non cominciano a emergere fatti strani, bugie nascoste, soldi e una pistola.

Claudia è dentro, seduta al tavolo centrale della sala. Davanti a lei una pistola e una mazzetta di banconote bagnate di lacrime.

Da questo momento la vera natura di Alfio viene fuori prepotente, senza più freni né vergogne, tutte le bugie e la meschinità di quest'uomo emergono e ciò che per Claudia era un castello diventa una prigione senza via d'uscita.

Lo schiocco improvviso di uno schiaffo riecheggia nella sala. Claudia è a terra, confusa. Accanto a lei la sedia rovesciata e qualche banconota. Apre la bocca, ma dalla gola non sale alcun suono: lo shock le ha tranciato di netto il respiro. La faccia di Alfio compare nel suo campo visivo. <<Scusa.>>

Non voglio dilungarmi sulla trama, perché il rischio di svelare troppi dettagli è alto, ma voglio soffermarmi sulle emozioni e le sensazioni che questo libro è capace di trasmettere.

  • La narrazione: è un libro di 387 pagine, ma lo si legge in un soffio. Non si riesce a staccare gli occhi dalle pagine, è impossibile posarlo e questo grazie ad una scrittura straordinaria. L'autore, Antonio Lidonnici, ha avuto una capacità incredibile di posizionare tutti i tasselli nell'esatto posto e nell'esatto momento in cui dovevano essere, creando una sequenza narattiva coinvolgente, con un ritmo sempre in crescita; non si perde mai, non ci sono momenti morti o parti forzate. Ogni descrizione riporta alla mente esattamente le atmosfere che si stanno vivendo nel racconto, non ci sono discrepanze o elementi che stridono. La scrittura è senza fronzoli, sempre dritta al punto mantenendo il giusto equilibrio di aspettative, paure, elemeni celati ed elementi svelati. Il ritmo è incalzante quando i passaggi narrativi lo richiedono, ma è anche leggero quando ci sono momenti che necessitano più riflessione. La scelta del linguaggio è molto curata, rispettando la brutale realtà di alcuni episodi. Ci sono passaggi crudi con scene forti, ed è necessario che sia così, perché affrontati in un altro modo non avrebbero avuto la stessa potenza.


  • I personaggi: nulla è lasciato al caso; ogni personaggio è stato sviluppato senza perdere mai i suoi tratti caratterizzanti e senza mai forzare determinate caratteristiche, sia i protagonisti sia i comprimari. Li conosciamo in modo molto naturale e questo li rende ancora più reali. Ci sono momenti in cui senza alcuna descrizione approfondita i loro stati d'animo sono palesi e vividi e te li senti addosso come se li avessi di fronte e li vedessi soffrire o gioire, incazzarsi o riflettere. Claudia e Alfio sono due esseri umani totalmente agli antipodi e questo emerge pagina dopo pagina tra le righe, tra le sensazioni, i dialoghi e i silenzi. Non serve nulla di più di quello che è presente in questo libro per conoscere e capire perfettamente ognuno di loro. C'è un susseguirsi di equilibri che si creano e si spezzano, in un gioco perfetto tra personaggi in completa antitesi tra di loro e altri complementari. Ognuno dei personaggi secondari è necessario e sufficiente per stimolare l'evoluzione dei protagonisti. Ognuno di loro è un tassello imprescindibile per lo sviluppo della storia. La cosa pazzesca è che si provano emozioni forti per ognuno di loro, nessuno passa inosservato, nessuno è sottotono, tutti hanno il loro ruolo, una caratterizzazione e una potenza emotiva tale che nessuno può essere dimenticato alla fine della lettura.


  • La tematica: tutto gira intorno alla menzogna e alla violenza. Una violenza verbale, fisica, psicologica. Il "forte" che si impone sul più debole. L'uomo che dimostra la sua forza e superiorità sulla donna, inveendo verbalmente, offendendo, scaricando la sua rabbia e la sua fisicità sul corpo della donna. La sottomette e la raggira rendendola schiava e dipendente.

<<Non farti fottere, Alfio>> gli ripeteva suo padre quando lui era ragazzino, ogni volta che picchiava la moglie davanti a lui, senza alcuna remora. <<Ricorda che le donne sono la rovina degli uomini. Tu ti spacchi il culo in fabbrica dieci ore al giorno e guarda qui che merda ti fanno trovare...>> era la cantilena che si sentiva in casa, mentre lui sprofondava nel divano e la madre rimaneva inginocchiata a raccgliere i cocci dell'ennesimo piatto rotto, mescolati agli avanzi di cibo. <<Le donne sono tutte troie. E la violenza crea rispetto.>>

Un plauso all'autore che affronta questa tematica con grande tatto e rispetto portando alla luce tutte le debolezze e le crudeltà e tutta l'umanità dei personaggi. Con grande forza e senso di responsabilità, con la reale intenzione di ergersi a testimone di una società in cui queste situazioni sono all'ordine del giorno.


Quanto è facile cadere nella trappola di un uomo che con grande maestria e una valanga di bugie raggira la sua donna facendole credere di amarla, rassicurandola e portandola a fidarsi di lui fino al momento in cui esce la bestia e la sua vera natura si scatena senza nessuna pietà. Il gioco delle parti diventa un incubo, un labirinto dal quale non si riesce più ad uscire fino ad arrivare quasi a sentirsi colpevoli e a nascondersi e nascondere quanto sta accadendo.

Fino quasi addirittura a giustificare il proprio carnefice che con abilità ci ha rese succubi di una violenza psicologica, in primis, dalla quale non ci si riesce a liberare, ritrovandosi sole e indifese, lontane da tutto e da tutti perché quell'"uomo" ha saputo come recidere ogni legame lentamente, giorno dopo giorno, in silenzio.

<<Io sono tutto ciò che hai, Claudia. Sono tutto ciò che ti è rimasto, lo capisci? Quindi a te non deve interessare quello che faccio, perché ti mantengo io, quindi decido io cosa puoi fare e cosa non puoi fare. Vuoi andare via? Quella è la porta. Ma dove andrai? Chi c'è fuori ad aspettarti? te lo dico io: nessuno. Quindi ti conviene fare quello che dico e vivrai come hai vissuto finora, come una regina. Ma non provare a metterti di traverso, non ti azzardare!>>

È una morsa strettissima, un vortice nel quale si viene risucchiati, ma bisogna combattere e liberarsene e avere il coraggio di non accettare, di parlare, di trovare la forza di chiedere aiuto. Ed è proprio su questo punto che emerge forte il senso ultimo di questo libro, l'epilogo finale di questa storia. Senza nessuna morale trasmette perfettamente il senso di necessità e di sopravvivenza che deve nascere dentro una donna vittima di violenza che da qui deve raccogliere tutta la forza e il coraggio per ribellarsi ed affrontare il suo carnefice che la sta spegnendo lentamente, che la snatura e la priva della sua identità. Solo così potrà rinascere e liberarsi di quella prigione.

Quell'armadio, quella scrivania e quei muri, che fino a poche ore prima erano solo una cornice vuota e grigia, ora trasudano energia e vitalità, e la rinvigoriscono. Lei è viva. Ancora viva. Di nuovo viva. E tutto intorno a lei glielo sta sussurrando. Deve solo tendere le orecchie e ascoltare bene. Ogni cosa è rimasta al suo posto, in attesa che lei tornasse. [...] Si spoglia della maglia del pigiama, unico indumento da giorni, e indossa la canotta lasciata lì dalle sue amiche. Le sta bene, forse un po' larga in vita, ma neanche tanto. Si guarda allo specchio e prova a mettersi in posa come non faceva da un po'. Si riconosce. Attraverso le occhiaie, le lacrime e il viso scavato. Si riconosce ancora. Iniziano a tremarle le labbra, le morde per fermarle; intanto una nenia inizia a rimbombarle in testa. Perché? Perché gli hai concesso di allontanarti da tutto questo? Perché non sei andata via subito? Perché gli hai permesso di farti del male?

Un libro meraviglioso che ho amato profondamente, un libro che mi ha fatta piangere, che mi ha portata alla rabbia e che mi ha segnata profondamente. Pagine che portano alla luce ciò che succede ancora troppo spesso; pagine che, attraverso una storia vera, vogliono dare voce a chi non trova la forza, che urlano in silenzio lo strazio per questo abominio, raccontate senza alcuna presunzione dalla voce semplice di un uomo che non accetta che tutto questo continui ad accadere e vuole testimonare che c'è sempre soluzione per tornare liber*.


 

Trovate "l'ombra del glicine" sul sito della casa editrice Edizioni Effetto vi metto il link diretto qui: l'ombra del glicine.



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